Vettor Pisani, “Virginia Art Theatrum”, 1997-1999, © Paolo Pellion.
Amava raccontare di essere figlio di un ufficiale della Marina e di una ballerina di strip-tease. Una storia, almeno in parte, inventata, ispirata a quella di un suo omonimo del Trecento, un famoso condottiero veneziano. Quello che interessa a noi, invece, è l’artista Vettor Pisani (1934-2011), che già soltanto per quella storia inventata, è uno dei più controversi personaggi della contemporaneità. E lo è anche per come si è sottratto a questo mondo. Per la prima volta, a Napoli, una mostra ne racconta tutta la carriera: si intitola Vettor Pisani, Eroica / Antieroica: una retrospettiva, ed è la più grande mai realizzata su di lui. Se volete attraversare soglie spazio temporali tra epoche diverse, e indagare con lui entità opposte, sarete nel posto giusto. È aperta fino al 24 marzo 2014, periodo in cui verrà inaugurata un’altra mostra su Pisani, al Teatro Marghera di Bari, in collaborazione con la fondazione Donnaregina di Napoli. Per ora, gustiamoci le sue opere disseminate di forme geometriche, specchi e tavoli, labirinti e piramidi, alambicchi e clessidre, e di un vero e proprio bestiario personale: teatri immaginari che reinterpretano la storia moderna dell’Europa, espressi soprattutto con la fusione di immagini religiose e figure di Edipo, della Sfinge, o dell’isola dei morti di Arnold Böcklin. I morti: quelli che, magari, lo hanno chiamato il 22 agosto 2011, quando si è impiccato nella sua casa di Roma, nel quartiere Testaccio. Morto suicida, dunque, a 77 anni.
Dove e quando. Napoli, Madre (via Luigi Settembrini 79), dal 20 dicembre 2013 al 24 marzo 2014.
Vettor Pisani, “Lo scorrevole”, 1972, gentile concessione della Collezione Maramotti, Reggio Emilia.
Dialettica contorta. Gli opposti, dicevamo, come del resto lascia intendere il titolo dell’esposizione: eroica / antieroica, recita. Ma anche umano / divino, umano / animale, maschio / femmina, vita / morte. E tutte queste “coppie” antitetiche esprimono le effimere contraddizioni dell’Occidente moderno; sono scenografie filosofiche di questioni morali e intellettuali, ma vissute da Pisani come insolubili. Le sue opere sono come una sorta di musei provvisori, che parlano dell’inevitabile distruzione e ricostruzione dell’arte, e in cui si mescolano storia e mito, generi sessuali, diverse tradizioni culturali, e l’inafferrabile identità dell’artista.
Esagerato. Insomma, è un visionario, e, soprattutto a partire dagli anni Settanta, tra i più sognatori della sua generazione. Ma anche un po’ provocatorio: nei suoi lavori, maschera la “verità”, e poi la cerca; investiga da “barboso” intellettuale, e poi scherza ironico; gioca con le parole; unisce il sacro e il profano, l’arte della tradizione a quella del (suo) presente.
Vettor Pisani, “Elevazione della Vergine”, 1972-2011, gentile concessione di Elisabetta Catalano.
Le opere. L’esposizione, in questo gomitolo inestricabile, che intreccia tante discipline artistiche e filosofiche, offre una vasta e precisa possibilità di approfondimento della ricerca, stratificata nel tempo, di Pisani. Ci sono sue opere storiche, ma anche recenti: dalle installazioni site-specific ai disegni, dai collage ai dipinti su tela e pvc, dalle fotografie alle performance, tutto documentato.
Senza sosta. La sua ricerca, tra le altre peculiarità, è senza soluzione di continuità: tra le diverse opere, egli non smette di lavorare, fino quasi a configurare la sua intera produzione (in cui spesso opere precedenti sono riutilizzate per generare nuove creazioni) come un’unica infinita opera d’arte, in costante trasformazione.
Brama. Anche se non si interrompe mai, Pisani non è mai sazio. Continua ininterrottamente a cercare; ma rimane pervaso da un’insopprimibile ansia di significato, di unità, di assoluto, di un ritorno all’immaginario come unica fonte possibile di ispirazione.
Vettor Pisani, “Miaosfinge”, 1992, Collezione Riposati, Roma.
Come vimini di un cesto. Ecco perché Pisani non accetta l’idea dell’artista come figura singolare e unitaria. E, allo stesso modo in cui fa riferimento a numerosi campi della conoscenza, si rivolge a tanti artisti, vedendoli tutti insieme, come in una sorta di ideale “super” collaborazione: così, guarda Marcel Duchamp, Yves Klein, Joseph Beuys; ma anche il lavoro insieme a un altro grande artista contemporaneo, Michelangelo Pistoletto. Con lui, opera nel progetto Plagio, avviato da Pisani dopo la partecipazione nel 1970, su invito di Pistoletto, alla mostra Amore mio, curata da Achille Bonito Oliva. Un altro esempio di questo sguardo, per così dire, olistico, è il rapporto con figure come Alighiero Boetti e Gino De Dominicis.
Fulvia Palacino
Vademecum
• A cura di Andrea Viliani ed Eugenio Viola, con la collaborazione di Laura Cherubini.
• Orari: dal lunedì al sabato 10,00 – 19,00; domenica 10,00 – 20,00; martedì chiuso.
• Biglietto: intero 7 euro, ridotto: 3,50 euro; lunedì ingresso gratuito.
• A conclusione della mostra, nel 2014, il Madre produrrà una pubblicazione monografica bilingue (italiano / inglese), edita da Electa.
Mangiare e dormire
Il Comandante (Top Level): via Cristoforo Colombo 45, Napoli; tel. +39 081 0175.
Sorbillo (Low Price): via dei Tribunali 32, Napoli; tel. +39 081 446643.
Caravaggio Hotel (Top Level) 4 stelle: piazza Cardinale Sisto Riario Sforza 157, Napoli; tel. +39 081 211 0066.
Soggiorno Sansevero (Loe Price) b&b: piazza San Domenico Maggiore 9, Napoli; tel. +39 081 790 1000.
